Che spazio hanno i sogni?

Guatemala - "CECPO" centro educativo complementare padre Ottorino

di Rebecca Tamiozzo.

Città del Guatemala (Guatemala).

Appena arrivati eravamo già operativi al “CECPO” centro educativo complementare padre Ottorino. Le persone che lavorano qui ci hanno accolto in modo molto caloroso in una realtà che (purtroppo) è straordinaria: pareti colorate, disegni, murales che quasi sembra di vivere in una favola, insieme ai suoi personaggi.  Il CECPO invece è abitato da 23 bambini da 3 ai 6 anni che arrivano al centro alle sette e mezza della mattina ed escono alle tre del pomeriggio.  L’incontro con i bambini è stato travolgente, bambini semplici, bellissimi, sorridenti, affettuosi,  bambini che sono come tutti gli altri bambini, perché anche loro sorridono, giocano, imparano e vogliono bene.

Sono bambini normali ma con storie e famiglie, “anormali”: alcuni di loro sono senza padre, senza genitori altri sono maltrattati fisicamente e/o psicologicamente. Tanti di questi bambini vivono in case fatte di lamiera, che contano una stanza per quattro, cinque, o più persone.  I bambini con le loro maestre svolgono le attività della mattina, e dopo il pranzo, quelle del pomeriggio.

In questi primi giorni abbiamo ritagliato del tempo per girare alla Verbena, il quartiere dove si trova il CECPO. Qui abbiamo trovato  una realtà difficile, dura e poverissima. È un quartiere costruito sulle pendici di una vallata e più si scende e più le persone vivono nella miseria, nell’immondizia e nella sporcizia. Infatti, in una delle pareti della vallata c’è una discarica a cielo aperto dove le persone vanno a cercare qualsiasi cosa possa essere venduta.  L’immagine della distesa di immondizia accanto alle case della gente è probabilmente una di quelle immagini che quando la si vede con i propri occhi, poi non la si scorda più.

Alcuni bambini del CECPO vivono qui con tanti altri bambini.  Sono bambini “normali” ma con storie, vite, sogni “anormali”.
La domanda che mi è sorta spontanea dopo questi primi giorni qui è: che sogni hanno questi bambini? C’è spazio nei loro pensieri, nel loro tempo per i sogni grandi? 
Sognano anche loro di diventare astronauti, poliziotti, cantanti o veterinari? Hanno la forza di credere che seppur partendo dal nulla sia comunque possibile raggiungere i propri sogni?
Bambini avete tutto questo coraggio? Perché gli strumenti per farcela sono davvero pochi e allora si, credo che il coraggio sia la chiave per tutto.
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