«Anche oggi la missione rimane difficile e complessa
come in passato e richiede ugualmente il coraggio
e la luce dello Spirito.
Come allora, oggi occorre pregare,
perché Dio ci doni la franchezza di proclamare l’evangelo;
occorre scrutare le vie misteriose dello Spirito
e lasciarsi da lui condurre in tutta verità».
Com’è difficile pregare! È un’esperienza comune, frequente per tutti, anche per dei missionari. Eppure nessuno di noi, che affermi di essere tale, può realmente annunciare Cristo senza stare con Cristo. Ma cosa significa pregare?
La preghiera è considerata – da sempre – nella Chiesa come la prima attività del cristiano e perciò anche del missionario. Non si può infatti testimoniare Cristo senza riflettere la sua immagine, la quale è resa viva in noi dalla grazia e dall’opera dello Spirito. Ma, esiste una preghiera tipicamente missionaria? E se esiste, quali potrebbero essere i tratti caratteristici? Dall’esperienza che noi abbiamo, e specialmente dalla testimonianza di tanti missionari e missionarie, noi crediamo che esista una modalità propriamente missionaria di pregare. Non cambiano i contenuti teologici, ma è il contesto, la prospettiva e l’orizzonte che differenziano la preghiera tradizionale da quella missionaria. Nella preghiera tradizionale il contesto è dato dalla “mia” situazione, dal “mio” stato d’animo, dai “miei” bisogni; la prospettiva è data dall’ambiente prossimo che mi circonda; l’orizzonte è costituito dalla porzione di chiesa a cui appartengo. Nella preghiera missionaria il contesto è determinato dalle situazioni dell’altro in quanto altro, diverso da me, con i suoi bisogni e le sue speranze; la prospettiva è il mondo intero, con tutte le sue sfide, contraddizioni e aspirazioni di pace, equità e giustizia; l’orizzonte è il Regno, fattosi carne in Gesù Cristo, ma non ancora compiuto.
In altre parole, è preghiera missionaria:
- quella preghiera in cui vi si trova descritto l’umano vivere, luogo in cui riconoscere l’impronta misteriosa e operante di Dio;
- quella preghiera che continuamente educa a dilatare gli spazi del cuore e della mente. Preghiera che diventa incessante esercizio di ascolto, di contemplazione, ma anche di apertura e di azione nella storia;
- quella preghiera che viene professata da credenti, persone magari semplici e ordinarie, che però – a caro prezzo – sono anche testimoni e discepoli di Gesù Cristo, nella fedeltà alla Chiesa e a servizio del Regno;
- quella preghiera in cui trovano spazio i gemiti, i lamenti, le gioie e le speranze degli uomini d’oggi e di sempre. In cui il grido dei poveri, degli oppressi, degli affamati, dei depredati di questo nostro mondo è tenacemente portato al cospetto di Dio;
- quella preghiera che si fa ostinatamente riflesso del cuore misericordioso e onnipotente di Dio Padre e ne rivela sempre la sua tenerezza e la sua forza;
- quella preghiera che sa riconoscere, anche in mezzo alle tempeste della vita e agli orrori del mondo, l’azione dello Spirito; che ne coglie la forza anche nella debolezza, che rafforza la sua fede donandola;
- che ardentemente spera contro ogni umana speranza, che invita ad assumere le proprie responsabilità e a tradurle in un impegno concreto di cambiamento per il bene comune.