Nuovi stili di vita

I nuovi stili di vita stanno diventando sempre più gli strumenti che la gente comune ha nelle proprie mani per poter cambiare la vita quotidiana e anche per poter influire sui cambiamenti strutturali che devono accadere mediante le scelte dei responsabili della realtà politica e socio-economica. I nuovi stili di vita vogliono far emergere il potenziale che ha la gente comune di poter cambiare la vita feriale mediante azioni e scelte quotidiane che rendono possibili cambiamenti, partendo a un livello personale per passare necessariamente a quello comunitario fino a raggiungere i vertici del sistema socio-economico e politico verso mutazioni strutturali globali.

Gli obiettivi

  • Nuovo rapporto con le cose: da una situazione di servilismo alla relazione di utilità, dal consumismo sfrenato al consumo critico, dalla dipendenza all’uso sobrio e etico.
  • Nuovo rapporto con le persone: recuperare la ricchezza delle relazioni umane che sono fondamentali per la felicità ed il senso della vita, costruire rapporti interpersonali non violenti e di profondo rispetto della diversità, educare all’alterità non come minaccia ma come ricchezza, superare la solitudine della vita urbana con la bellezza dell’incontro e della convivialità.
  • Nuovo rapporto con la natura: dalla violenza ambientale al rispetto del creato, dalla mercificazione della natura alla relazione con “nostra madre terra”, dall’uso indiscriminato alla responsabilità ambientale.
  • Nuovo rapporto con la mondialità: passare dall’indifferenza sui problemi mondiali alla solidarietà e responsabilità, dalla chiusura e dal fondamentalismo all’apertura e al coinvolgimento, dall’assistenzialismo alla giustizia sociale, dalle tendenze nazionalistiche all’educazione alla mondialità.

I tre livelli e il processo di azione
I nuovi stili di vita non intendono coinvolgere solamente la sfera personale della vita, ma devono allargarsi alla dimensione comunitaria (come sottolinea il n° 155 del sinodo della diocesi di Verona Che cercate? 2002-2005: “Si richiede l’attenzione a stili di vita sobri e coerenti: questa attenzione non può essere limitata alle scelte dei singoli, ma deve coinvolgere l’intera comunità ecclesiale, le sue componenti (parrocchie, associazioni, istituti religiosi) e le sue strutture anche nella gestione degli spazi e delle risorse economiche) sia ecclesiale che sociale, e fino al cambiamento dei sistemi e delle strutture socio-economiche, politiche e culturali.

  • a livello personale e familiare mediante pratiche e comportamenti quotidiani e possibili;
  • a livello comunitario e sociale attraverso scelte e azioni collettive, coraggiose e profetiche, adottate dalle chiese e dai vari settori della società civile;
  • a livello istituzionale e sistemico mediante decisioni e delibere politiche (leggi, trattati, concordati, costituzioni…), che obbligano le varie istituzioni socio-economiche e culturali a scelte e cambiamenti strutturali”.

Il processo di azione avviene mediante il movimento dal basso verso l’alto e non tanto il viceversa. Questa è la dinamica efficace dei nuovi stili di vita perché quando le nuove pratiche diventano azioni della gente e tanto più scelte di massa anche i vertici e le strutture delle istituzioni politiche ed economiche vengono coinvolti al cambiamento. L’altro dinamismo è la circolarità dell’azione: non esiste tanto la gradualità dei livelli ma la circolarità, ossia l’uno arricchisce e stimola l’altro in modo circolare.

ALLEGATI:

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