Racconti da Alèpè

di Perla Zanatto

La vita ad Alepè scorre seguendo ritmi e tempi che incontrano le esigenze di un centro grande e importante; segnato da una presenza aperta al territorio delle suore Dorotee. Il momento della colazione e della cena è condiviso e vede una tavolata lunga e animata, a pranzo spesso siamo in poche perché gli orari di lavoro sono diversi.

Con suor Pelagie accompagniamo un gruppo di ragazzi in attività che spaziano dall’ambito motorio a quello musicale, passando per l’arte e l’attività ludica. La barriera linguistica ci impedisce di esprimerci come desideriamo, ma troviamo comunque il modo di portare un po’ di noi anche qui. Proponiamo attività varie e ci divertiamo a giocare insieme ai ragazzi, ballando sulle note di Roseline Layo, la cantautrice più popolare qui. Tutti ballano, e a differenza nostra, a tempo.

Il pomeriggio trascorre fra visite ai villaggi, al mercato e al centro medico.

I villaggi brulicano di terra rossa, polvere, bambini e manioca, intrisi di sapori e colori che possiamo trovare solo qui in Costa D’Avorio. Nelle varie tappe siamo accompagnate da Gabriel, fidato autista, da sempre collaboratore delle suore e ben disponibile a riempirci gli occhi di bellezza africana andando alla scoperta di Dabrè, Memni, Monga, Moninkoi. Il viaggio per l’ultimo villaggio è davvero avventuroso, per strade dissestate e piene di fango, in piena foresta.

Visitiamo Moninkoi assieme a suor Lydia e a Gonat, che collabora con il centro delle dorotee per la realizzazione di alcuni progetti in fase di studio; in particolare la sensibilizzazione all’utilizzo del latte materno nelle prime fasi di vita del bambino, per ridurre l’utilizzo del latte artificiale. Si é diffusa la credenza che il latte artificiale sia piú nutriente del latte materno, pertanto molte donne non allattano e richiedono al centro medico il latte, difficilmente reperibile se non tramite l’import estero, i cui costi sono aumentati notevolmente nel corso degli ultimi anni. La domanda non é piú sostenibile per il centro ed é necessario pensare ad una formazione che miri a spiegare l’importanza del latte materno nelle prime fasi di vita del bambino. Suor Lydia ha portato l’esempio dell’Italia, dove lei ha avuto modo di fare tirocinio, spiegando e ribadendo la necessità di un cambiamento.

n questo villaggio la cecità é un problema molto diffuso, e nella maggior parte dei casi la prevenzione tramite controlli e cure evita la perdita della vista. Questo nello specifico quando si parla di glaucoma, malattia degli occhi che puó portare a cecità se non viene trattata.

L’altro problema riguarda l’oncocercosi, malattia infettiva causata da un parassita presente nelle acque fluviali tropicali e trasmessa tramite la puntura delle mosche nere infette. Se la malattia non viene trattata con farmaci puó portare a cecità completa; per questo é necessario fare prevenzione tramite degli screening.

Il giovedi pomeriggio é il giorno di compere al mercato. Curiosiamo fra le varie bancarelle, e scattiamo qualche foto per conservare il ricordo di questa vivacità. Rimaniamo colpite dal modo in cui le persone, ed in particolar modo le donne, trasportano oggetti pesanti ed ingombranti in equilibrio sulla testa.

Verso il fine settimana la vita al centro si anima per un evento programmato da tempo e rimandato già una volta: interventi in serie di cataratta, con dottori specializzati da Abidjan. Questa iniziativa ci suona alquanto strana, e cerchiamo subito di capire come mai è necessario fare tanti km per un intervento di cataratta, routine per noi italiani. Chiediamo a suor Tiziana, mente, storia e cuore di questo luogo, e rimaniamo basite da questo racconto. In Costa D’Avorio il problema della cataratta è molto diffuso, le cause sono svariate: genetiche, clima, e la difficoltà di accesso a questo tipo di intervento rende il problema molto importante. È un intervento molto costoso, che il centro medico gestito dalle suore Dotoree riesce ad offrire ad un prezzo più vantaggioso, pertanto in molti vengono da lontano, fuori prefettura.

La Messa domenicale è una festa, per l’occasione ci facciamo cucire un vestito su misura con il tessuto tipico di queste terre; è un momento di catechesi importante, occasione per riflettere sul modo coinvolgente di vivere la messa qui. Canti e balli al ritmo dei bonghi animano la celebrazione, creando un clima accogliente e gioviale.

Il weekend é l’occasione per gite fuori porta. Visitiamo Abidjan e il suo mercatino artigianale, lo zoo e la cattedrale, passando per le trafficate vie della capitale che hanno un’atmosfera vibrante. Ci concediamo anche una passeggiata in riva all’oceano, tra le onde alte e impavidi bagnanti.

L’ultima domenica la trascorriamo con i Padri Cappuccini nel villaggio di M’Bohoin in cui viviamo la messa parrocchiale, sentendo particolarmente lo spirito di comunità che caratterizza l’Africa quando ci si ritrova fuori dalla chiesa a fine celebrazione. Siamo invitate a pranzare nella casa di una signora del villaggio, che ci accoglie calorosamente e dove assaporiamo i piatti tipici di questi posti: riso accompagnato da pesce e sauce grain, una salsa piccante prodotta con i frutti maturi della palma.

Ha collaborato CRISTINA DALLE MOLLE