Romanzo di Phan Que Mai Nguyen, 2021
Villaggio di Nghê An, Vietnam, 1930. Una bambina viene svegliata alle prime luci dal rumore ritmico e sordo del grosso pestello di legno con cui suo padre prepara il primo riso del raccolto per portarlo in offerta agli antenati, secondo un’antica tradizione di famiglia. Quella bambina non può immaginare che di lì a pochi anni la sua spensierata e felice esistenza cambierà radicalmente, forgiando il suo giovane carattere nel fuoco degli eventi, costringendola a scelte che peseranno per anni sulla sua coscienza ma che salveranno un’intera generazione dal turbine di morte e disperazione che sembra inghiottire la sua famiglia.
Una storia al femminile che esce dal cuore di una donna matura e si interseca con la vita della giovane nipote, occhi e orecchi attenti a coglierne ogni piccola sfumatura per cercare in essa il coraggio di affrontare la vita, tra le bombe che cadono sulla sua adolescenza, segnata dalla mancanza dei genitori, partiti per la guerra, e la passione per i libri.
In fondo, una grande storia d’amore, di quell’amore nascosto, quotidiano, così banalmente umano che intesse la vita, esperienza che accomuna e lega insieme una madre con i suoi figli, che prende le vesti di un soldato innamorato della vita, di una nipote che osserva con sguardo attento e stupito i gesti, gli sguardi, le espressioni della nonna, rimasta unica figura di riferimento per la sua faticosa crescita, e ascolta la sua storia, crescendo quasi a ritmo dei suoi racconti, scoprendo di giorno in giorno la sua identità. Come una matrioska, la sua piccola storia si posiziona, tramite il racconto, nella storia della sua famiglia, a sua volta inserita e toccata dalla grande Storia che interessa il Vietnam tra il 1930 e il XXI secolo, sconvolto dall’occupazione francese, dalle invasioni giapponesi, il comunismo con la sua conseguente riforma agraria, le bombe americane. Grazie alle piccole storie di vita e al loro racconto, è ancora possibile trovare la forza di guardare il nemico e immaginarlo nelle vesti del proprio fratello, di un padre di cui si sono perse le tracce, e provare compassione, segno di contraddizione e di ribellione alla violenza. Nonostante la tremenda crudeltà del male, persino dentro le proprie ferite, questo romanzo insegna, pagina dopo pagina, che l’amore è davvero l’unica arma in grado di vincere la morte e di aprire continuamente orizzonti di speranza e di vita.
A cura di Francesca Mistè
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