Nomadland

NOMADLAND

Film di Chloé Zao, USA, 2020; Genere: Drammatico; Durata: 108 minuti

Ci vediamo lungo la strada”.

È con questa frase che Chloé Zao dedica “Nomadland” a tutti coloro che hanno perso qualcuno nella loro vita. Perché la strada è il luogo per eccellenza: il luogo degli incontri, del dinamismo, terra di frontiera dove si intersecano storie, si impastano esperienze, modi di pensare, si incontrano (e scontrano) vite intrise di desideri infranti e sogni ancora da realizzare. È la strada la vera protagonista di questo film, più ancora di Fern (una strepitosa Frances McDormand), una sessantenne che nella vita ha ormai perso tutto: il marito, il lavoro, in una città industriale come Empire, Nevada, simbolo dei non-luoghi del nostro tempo, città fantasma che esiste solo per il lavoro che sa – o meglio, sapeva – offrire con le sue miniere e le sue fabbriche. Fern si mette per strada, nomade per scelta, in quell’Ovest senza confini che per gli Stati Uniti e per il mondo intero rappresenta la terra degli esploratori, degli anticipatori di futuro, di chi va alla ricerca di qualcosa, di un frammento di senso, di una nuova vita. Perché “ciò che fanno i nomadi è simile a ciò che fecero i pionieri”. Trasforma il suo van in una casa su quattro ruote. “No, non sono una senza tetto, sono senza casa. Non è la stessa cosa, giusto?”. Si unisce a una comunità di nomadi, persone ai margini, tra lavoretti precari, paesaggi senza confini e una forse inaspettata solidarietà, agli antipodi da quella società della produzione e del consumo che le ha tolto tutto.

Nomadland”, film americano di una regista cinese, Leone d’Oro a Venezia, miglior film e miglior regia agli Oscar nel 2021 (prima volta nella storia per una regista asiatica), è un film contemplativo, a tratti poetico, con una fotografia eccezionale che il pianoforte di Einaudi fa vibrare nel silenzio caricandola di intensità, di ricerca, di intuizione. Un film che, più che offrire risposte, affida domande, da gustare e meditare. E custodisce speranza. Lungo la strada.

I’ll see you down the road” (“Ci vediamo lungo la strada”).

Recensione di Alberto Bisson

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