L’estate di gioia in tutto il mondo

Sono ancora vivi i ricordi e le parole di Papa Francesco durante la veglia al Parque Tejo della giornata mondiale della gioventù a Lisbona. Quando davanti ad un milione e mezzo di giovani il Papa ha così definito la gioia che si porta agli altri come “missionaria”. Come se tutti potessero trovare dietro ai volti delle persone le radici della propria felicità. Sensazioni che anche i ragazzi di Missio Giovani Vicenza hanno provato durante le esperienze estive a contatto con le diverse realtà missionarie venete e vicentine. Esperienze di viaggio che hanno rispecchiato questa vera manifestazione di Cristo nella storia di altre comunità e popoli.

L’estate 2023 è stata densa anche per i ragazzi del percorso di formazione di Missio Giovani Vicenza che si sono preparati un anno intero – e ripartiranno gli incontri mensili a partire da novembre – seguiti passo dopo passo da un’équipe formata da giovani che hanno vissuto direttamente un’esperienza in missione e da religiosi aventi missioni all’estero. Un modo per conoscere sé stessi, aprendosi all’altro e scoprendo il mondo con occhi nuovi. Esperienze uniche, nelle realtà missionarie proposte in Asia (Thailandia e Bangladesh), Africa (Tanzania) e America Latina (Brasile, Guatemala e Colombia). Esperienze condivise con gioia, per l’appunto, con lo stile dei “pellegrini”, che insieme percorrono una strada, incontrano, condividono, ascoltano e poi riportano qui per condividerlo assieme. «Appena arrivati eravamo già operativi al centro educativo complementare padre Ottorino. Le persone che lavorano qui ci hanno accolto in modo molto caloroso in una realtà straordinaria ma anche difficile, dura e poverissima». spiega Rebecca Tamiozzo (22 anni) di Vicenza, tra le più giovanile del gruppo partito in estate. Un’esperienza di tre settimane prestando servizio presso il giardino infantile del CECPO – Centro Educativo Complementario Padre Ottorino – che fa riferimento alla congregazione della Pia Società di San Gaetano «È un quartiere costruito sulle pendici di una vallata e più si scende e più le persone vivono nella miseria», continua. «Infatti, in una delle pareti della vallata c’è una
discarica a cielo aperto dove le persone vanno a cercare qualsiasi cosa possa essere venduta. L’immagine della distesa di immondizia accanto alle case della gente è probabilmente una di quelle immagini che quando la si vede con i propri occhi, poi non la si scorda più». Con Rebecca l’esperienza è stata condivisa assieme Alessandro Maroso (25 anni) e Asia Lanaro (21 anni). E il viaggio, di fatto, diventa un’esperienza di condivisione prima di tutto con le persone con cui si prepara un percorso. Un valore aggiunto, che si unisce a quello dell’accompagnamento per ognuno dei ragazzi.

Esperienze che hanno come scopo essenziale quello di far cogliere l’incontro con altre culture, popolazioni, religioni come opportunità e dono nella vita. «Sono così grata di essere stata a contatto con questa bella realtà in Guatemala e grazie a loro ho imparato tantissimo», aggiunge Asia. «Nel mio cuore i bambini avranno un posto speciale e come lo avranno le fantastiche maestre che con il loro amore, la loro gentilezza, si dedicano a questi bambini a 360 gradi. Gli occhi e i sorrisi di questi bimbi ormai sono indelebili nella mia mente, la loro semplicità e spensieratezza mi danno un enorme felicità». L’esperienza in missione è fatta anche di vita e condivisione con altre comunità, con le missioni diocesane. Un’esperienza che, come ha ricordato Papa Francesco durante la giornata mondiale della gioventù «cerca qui di dare un senso della vita, da portare agli altri con gioia piena». E la parte più difficile di un viaggio così vivo per tutti i ragazzi è affrontare il ritorno alla quotidianità. L’elaborazione dell’esperienza, calandola nella realtà di tutti i giorni è la parte più sensibile di tutto un viaggio: in mezzo ci sono relazioni nuovi instaurate, ci sono emozioni che smuovono dentro e che hanno bisogno di essere rielaborate. L’esperienza in terra colombiana per i vicentini Nicola Zattra (28 anni), Michela Buzzolan (29 anni) e Veronica Barbaro (31 anni), a fianco della congregazione fondata da Gaetana Sterni, in cui operano le sorelle della divina volontà, è stata un’esperienza a tutto tondo, scandita dai ritmi frenetici ma allo stesso tempo lenti di una città, Bogotà, che sembra essersi fermata decenni fa ma che con la sua fitta rete di autobus e taxi è sempre in movimento. I ragazzi hanno partecipato attivamente all’animazione presso la fondazione colombiana “Bella Flor” presente nel distretto più povero di Bogotà, Ciudad Bolivar. «Una presenza che si impegna a far fiorire quelle gemme preziose che si trovano in tutti i barrios, i bimbi di Ciudad Bolivar» racconta Michela, rientrata da qualche giorno. «Sono partita per la missione in Colombia con mille punti interrogativi, ma la missione le sa mettere in discussione, cercando di comprendere quale sia il nostro posto nel mondo una volta tornati». Il cammino proposto, d’altronde, è un’esperienza di condivisione che porta tutte le potenzialità e i limiti del vivere quotidianamente insieme. Diviene un’ opportunità nella vita di ciascuno che si inserisce in un cammino personale, umano e di fede di tutto.

In questa fetta di mondo i ragazzi hanno potuto sperimentare un progetto che offre ai bambini più bisognosi uno spazio di formazione, ricreazione, alimentazione e accompagnamento. Il tutto per farli crescere in un ambiente sano e più responsabile possibile; affinché possano crescere sani, formati, con una nuova mentalità. E ora, a pochi giorni dopo il rientro in Italia, soni ragazzi avranno la possibilità di cogliere il nuovo valore che solo un’esperienza così ti può donare. «No, la missione non può fermarsi. La missione deve continuare in una quotidianità più consapevole, per poter costruire una tavola dove ci sia spazio un po’ per tutti». E per tutti altri racconti dei ragazzi appena tornati dalle esperienze missionarie un blog con tutte le proprie storie, pubblicate sul sito:
missio.diocesivicenza.it.

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