Lazzaro felice

Valutazione: Problematico, Raccomandabile, dibattiti ***
Tematica: Ecologia, Giovani, Lavoro, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Tematiche religiose
Genere: Drammatico
Regia: Alice Rohrwacher
Durata: 125′
Nazionalità: Italia, Francia, Germania e Svizzera


Soggetto
In una grande piantagione di tabacco lavorano 54 contadini agli ordini della Marchesa Alfonsina de Luna. Tra questi si muove anche Lazzaro, un ventenne che non conosce i genitori eppure affronta la vita quotidiana con gioia e con un sorriso…


Valutazione Pastorale
Nata a Fiesole nel 1981, Alice Rohrwacher ha esordito nel 2011 con ‘Corpo celeste’, presentato al Festival di Cannes al pari de ‘Le Meraviglie’ nel 2014 con cui vince il Grand Prix Speciale della Giuria. Al festival in terra di Francia è presente anche in questo 2018, con ‘Lazzaro felice’, che ha ricevuto il Premio per la migliore sceneggiatura. Lazzaro felice esplora però una direzione diversa rispetto ai precedenti e in qualche modo innovativa. La storia prende il via in una grande piantagione di tabacco, di proprietà della marchesa Alfonsina de Luna, dove 54 contadini lavorano notte e giorno secondo un calendario immutabile bloccato su compiti e ritmi. Tra questi contadini (anziani, giovani, adolescenti, bambini) si muove anche Lazzaro, un ventenne che non conosce i genitori eppure lavora con gioia e il sorriso sulle labbra. La parabola di Lazzaro, che muore e risorge ed è sempre pronto al sacrificio per gli altri, ha un indubbia valenza di forte carica religiosa. Lazzaro, che non ha una precisa identità, assume su di sé tutto il male che può essere ereditato, tutta la cattiveria che l’uomo infligge ad altri esseri umani, e lo porta con se fino a destinarlo alla condivisione universale. Si tratta di un atteggiamento che porta la regista sulle orme del grande cinema umanista degli anni ’50 e ’60. Torna a mente il Rossellini dei film del secondo dopoguerra, gli straziati apologhi di ‘Stromboli’, i freddi teoremi di ‘Viaggio in Italia’. Ma forse è ad Ermanno Olmi, anche per età e generazione, che il cinema della Rohrwacher si richiama. In quella dolente, ruvida sequenza nella chiesa quando suora si rifiuta di accogliere i poveri senza una identità. Citazione, o forse omaggio, e non banale ma palpitante e attuale, al ‘Villaggio di cartone’ di olmiana memoria. ‘Lazzaro’ felice è un film che sprigiona e trasmette ottimismo, partendo dal buio, dalla privazione, dalla sottrazione. Sta con gli ultimi, e non per convenienza ma perché lo chiedono la pietà, la ragione, la giustizia. Si dice che il cinema italiano sia in crisi. E magari a questo film non arrideranno incassi stellari. Ma chi se ne importa del box office, c’è una classifica non scritta ben più importante, quella della civiltà e della comunione. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.


Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni per avviare riflessioni sull’intensità civile e spirituale che emana dalla vicenda.

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