Testimonianza in difesa degli Yanomami

Gli interessi colonizzatori che hanno esteso ed estendono – legalmente e illegalmente – il taglio di legname e l’industria mineraria, e che sono andati scacciando e assediando i popoli indigeni, rivieraschi e di origine africana, provocano una protesta che grida al cielo”.

A 3 anni dall’esortazione apostolica post-sinodale di papa Francesco “Querida Amazonia”, queste parole risuonano più attuali che mai. L’attività estrattiva illegale dei cercatori d’oro, i garimpeiros, sta causando un vero e proprio genocidio programmato tra il popolo degli Yanomami, nello Stato di Roraima in Brasile, al confine col Venezuela.

 

Almeno 570 bambini Yanomami morti per la corsa all’oro

Riporta il rapporto CIMI: “I popoli originari, integrati con la natura, sono stati disprezzati in modo ostinato, dall’avidità, dallo sfruttamento predatorio dell’ambiente, che propaga la morte in nome del denaro”.

Secondo le informazioni raccolte da Fides, il Ministero dei popoli indigeni ha notificato che negli ultimi anni sono morti almeno 570 bambini Yanomami per le conseguenze della contaminazione dell’acqua da mercurio, della denutrizione e della fame. Solo nell’anno appena trascorso, sono morti 99 bambini di età compresa tra 1 e 4 anni, registrando un tasso di mortalità per malattie curabili di 9 volte superiore alla media nazionale. Inoltre il numero di bambini ospedalizzati è notevolmente aumentato nelle ultime settimane.

L’area abitata dagli Yanomami rappresenta il territorio indigeno più esteso del Brasile, che copre circa 9 milioni di ettari ed è abitato da 28.000 nativi che parlano 6 lingue, raggruppati in oltre 300 comunità e gruppi isolati.

La testimonianza di don Lucio Nicoletto

Il nostro fidei donum padovano don Lucio Nicoletto, amministratore diocesano della diocesi di Roraima, spiega: “L’emergenza vissuta dal popolo Yanomami, che ha acquisito grande visibilità negli ultimi giorni, è una conseguenza dell’invasione del loro territorio da parte di migliaia di cercatori d’oro che svolgono attività illegali associate a gruppi criminali”.

Le azioni di questi gruppi hanno generato mancanza di assistenza sanitaria diffusa, devastazione ambientale, impatti sulle comunità indigene e il collasso del sistema sanitario. Negli ultimi anni infatti l’attività estrattiva dei cercatori d’oro, i garimpeiros, ha avuto effetti notevoli sull’inquinamento dell’acqua a causa del mercurio utilizzato per separare l’oro dalle rocce o dalla sabbia. Gli indigeni denunciano anche minacce di morte e abusi sessuali, di droghe e alcol nei confronti dei bambini.

Una santa indignazione

La Conferenza Ecclesiale dell’Amazzonia (CEAMA), la Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), la Chiesa cattolica del Brasile, la Conferenza Episcopale Brasiliana (CNBB), il Consiglio Missionario Indigeno (CIMI). Tutti si sono uniti per denunciare quello che sta succedendo al popolo Yanomami. E in particolare per condannare “gli attacchi alla vita delle comunità indigene, i progetti che colpiscono l’ambiente, la mancanza di demarcazione dei loro territori, così come il modello economico di sviluppo predatorio ed ecocida” nella difesa “della vita, della terra e dei diritti dei popoli”.

I vescovi della Conferenza Brasiliana si sono detti “sgomenti e profondamente indignati, vedendo le immagini dei corpi scheletrici di bambini e adulti del popolo Yanomami nello Stato di Roraima, frutto delle azioni genocide ed ecocide del precedente Governo federale”. Questa situazione deve suscitare “una santa indignazione” nel cuore di ogni persona, specialmente dei cristiani. “La vita deve essere difesa efficacemente, non solo in una fase specifica, ma durante tutto il suo corso. E la difesa della vita umana è inseparabile dalla cura dell’ambiente”.

Il cardinale Leonardo Steiner, in nome di papa Francesco e della Presidenza della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), ha visitato il popolo Yanomami a Boa Vista. Accompagnato da padre Lucio Nicoletto e padre Corrado Damolnego, grande conoscitore del mondo Yanomami, il cardinale Steiner afferma: “Sto visitando, parlando, dialogando, vedendo le esigenze e davvero la situazione di malnutrizione è troppo grande, è preoccupante. I motivi li sappiamo, ma ci rendiamo conto che ci sono diversi elementi in cui possiamo dare il nostro contributo”.

Come siamo arrivati a tutto questo? Parla padre Corrado Dalmonego

A denunciare la morte di migliaia di Yanomami è anche padre Corrado Dalmonegomissionario della Consolata che vive ed opera esattamente nella regione nel mirino dei cercatori d’oro. Questa situazione, argomenta il missionario intervistato da Popoli e Missione “si trascina da anni e non sono mancate le denunce continue da parte di attivisti, comunità e missionari, presso tutte le istanze del potere in Brasile; dal Congresso ai ministeri, dal potere giudiziario fino al supremo tribunale federale”. A poco è servito denunciare.

Ma come siamo arrivati a tutto questo? “Con un processo lungo e doloroso, che presenta aspetti locali qui in Roraima, ma anche elementi globali: uno dei quali è il mercato dell’oro fuori controllo”. Quando aumenta il prezzo dell’oro “aumentano i crimini nei territori sfruttati. L’aumento globale del prezzo dell’oro ha provocato una nuova corsa all’oro nei territori amazzonici e in particolare proprio nel nord del BrasileCi stupiamo della denutrizione degli indigeni? Ma no! Essa è dovuta alla distruzione delle risorse naturali, di cui gli Yanomami fanno uso per il proprio mantenimento”.

La corsa all’oro non è un fenomeno nuovo. Il primo massacro della comunità Yanomami di Haximu, nell’Amazzonia venezuelana, fu compiuto già nel 1993 quando i minatori uccisero donne, bambini e anziani. “Nessuno ha la bacchetta magica – continua padre Corrado – neanche il neo-presidente Lula ce l’ha, nonostante lui abbia detto ai giornalisti che non ci saranno più garimpos illegali, e che si impegnerà per questo. Ma io penso che ci vorranno anni…Credo che ci vorranno almeno dieci anni per riuscire a recuperare al distruzione cui siamo stati abituati.

Via i garimpeiros dal territorio Yanomami

Il Governo del Brasile, dal canto suo, ha dichiarato il 20 gennaio scorso l’emergenza sanitaria di importanza nazionale nella Terra indigena Yanomami, conseguente allo stato di abbandono che hanno subito le popolazioni indigene negli ultimi anni. Il Governo ha anche annunciato l’invio di aiuti sanitari e alimentari nella regione, oltre all’allestimento di due ospedali da campo, uno dei quali ha appena iniziato a funzionare.

Dopo la visita del nuovo Presidente del Brasile Lula da Silva nei territori Yanomami, il Ministro della giustizia ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per eventuale genocidio della popolazione indigena. Risulterebbero infatti elementi di un rifiuto di assistenza medica e alimentare a queste popolazioni. L’inchiesta toccherà anche i crimini legati all’ambiente, in quanto la grave situazione sanitaria è collegata alle attività estrattive nelle miniere illegali della regione, attività clandestina che inquina i fiumi e distrugge la foresta. E infine coinvolgerà anche l’uso improprio dei fondi pubblici, che erano stati stanziati per assistere queste popolazioni.

Anche se si tratta di terreni autorizzati per la ricerca – ha dichiarato Da Silva nella capitale dello Stato di Roraima, Boa Vista – si può fare ricerca senza distruggere l’acqua, la foresta e mettere a rischio la vita delle persone che dipendono da quell’acqua per sopravvivere”.

Ed è di pochi giorni fa la notizia dello sgombero a Boa Vista, da parte della polizia, dei quasi 20.000 garimpeiros che hanno invaso il territorio Yanomani. Sicuramente un’ottima notizia, anche se, c’è sempre l’altra faccia della medaglia. Spesso a pagare sono i piccoli cercatori, persone molto povere che cercano di sopravvivere, mentre rimangono impuniti i grossi insediamenti minerari illegali gestiti da grandi bande legate alla criminalità organizzata.

 A cura di Elena Cogo

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