Il tema della famiglia

Le visite domiciliari, che stiamo facendo con le maestre, presso le famiglie dei bambini del CECPO sono per me un’occasione di apprendimento e anche di riflessione su un aspetto in particolare: la famiglia. Per chi pone attenzione, le differenze su questo tema, tra il Guatemala e l’Italia sono visibili a occhio nudo, anche passeggiando per strada, e ti costringono a fare un pensiero più ampio che tocca le tematiche della cultura, delle tradizioni e dei modelli occidentali.
Per quello che riguarda la famiglia, molti bambini non hanno il papà, quindi non conoscono l’importanza del ruolo che un padre può assumere nell’educazione dei figli. Talvolta, nemmeno la madre si assume la responsabilità di crescere e accudire i figli quindi la figura della nonna è centrale per i bambini che non vivono con i genitori. Questi bambini non hanno una stabilità famigliare e non vivono all’interno del nucleo famigliare che è in Italia è definito “tradizionale”. Qui, mamma, papà e figli che vivono sotto lo stesso tetto è L’ANORMALITÀ.
Un esempio di amore di coppia tra genitori è ciò di cui i bambini sono privi, e credo, che questa mancanza poi si ripercuota in tutte le relazioni future che i bambini si ritroveranno a vivere.
Mi sorge spontaneo chiedermi: come si colma la mancanza di affetto, cura e amore dei genitori, in questi bambini che ne sono privi? 
Questi bambini si sentono amati? Sentono che sono preziosi, che sono importanti per qualcuno?  La cura e la devozione dei genitori non dovrebbero essere imprescindibili per garantire una stabilità famigliare? Credo che forse anche questa sia povertà.
Certo, i bambini e le loro famiglie sono poveri in mezzi, perché hanno difficoltà a comprare un paio di pantaloni o di calzini quando servono, però mi accorgo sempre di più ascoltando le storie dei bambini che qui c’è una povertà relazionale.  Le persone mettono al mondo dei figli di cui poi non si assumono la responsabilità, che poi non si prendono a cuore e che non mettono al primo posto sopra ogni cosa. È il caso dei padri che rimangono nell’anonimato ed è il caso delle madri che lasciano i figli ai parenti.
Mi domando: come fa un bambino con queste mancanze, a crescere in modo sano? 
Ecco perché a scuola, le maestre non solo insegnano ai bambini le lettere, i numeri, i colori ma gli insegnano anche ad apprezzarsi, a volersi bene, gli insegnano che sono importanti, che sono intelligenti, gli ricordano che sono buoni, simpatici ed obbedienti.  Perché se i bambini non ricevono nessuna educazione a casa, almeno a scuola, con le maestre possono imparare che sono unici, che le cose le possono fare anche se sembrano difficili, a scuola possono essere chi sono, cioè dei bambini curiosi, che scoprono, si meravigliano e che si divertono, che possono vivere delle ore con un po’ più di leggerezza e di serenità. 
Rebecca Tamiozzo – Guatemala
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