A taxi driver

Film di Jang Hoon (Corea del Sud, 2017)

Seul, 1980. Kim Sa-Bok fa il tassista, ha da poco perso la moglie e fatica a pagare l’affitto e mantenere la piccola figlia. È il classico uomo medio, sopravvive con qualche espediente, segue le regole e non si pone troppe domande sulla propaganda del regime sudcoreano. Finché un giorno non sottrae un cliente un po’ speciale destinato a un altro tassista: è Jurgen ‘Peter’ Hinzpeter, fotoreporter tedesco, che offre tantissimi soldi per essere portato a Gwangju, dov’è in atto una protesta studentesca, per filmare la repressione da parte dei militari e far conoscere al mondo questa storia.

Un piccolo capolavoro quello di Jang Hoon, che riesce con una perfetta combinazione di leggerezza e drammaticità, a raccontare la storia vera di un massacro di cittadini inermi censurato dalla politica locale, che solo l’eroica missione di un giornalista e di un uomo comune hanno potuto riportarci. Un film di denuncia, che per certi versi richiama quanto stiamo vivendo in questi giorni in Ucraina e in Russia, che ci ricorda il ruolo potente del giornalismo nella ricerca della verità, e che anche una persona semplice, nella sua ordinarietà, può cambiare la storia.

A cura di Alberto Bisson

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