Kabala: il cuore semplice dell’incontro

Diario dell’esperienza in Sierra Leone di Lucia Dal Maso e dei suoi compagni di viaggio (Enrico, Gaia, Francesco e Mattia).

Diario dell’esperienza in Sierra Leone di Lucia Dal Maso e dei suoi compagni di viaggio (Enrico, Gaia, Francesco e Mattia).

Semplicità, accoglienza e condivisione. Sono queste le tre parole che meglio descrivono la nostra esperienza a Kabala.

Dopo la prima settimana trascorsa a Makeni è arrivato nuovamente il momento di fare le valigie e salire sulla Jeep, direzione nord, verso Kabala. Dopo qualche ora immersi nella natura incontaminata siamo giunti alla parrocchia “Santi Martiri dell’Uganda”. Fin dal primo istante i bambini e i giovani ci hanno circondati con la loro presenza gioiosa, rendendo subito speciale questa settimana. Il cambiamento è stato colmato in fretta dal loro benvenuto: una serata di giochi e balli tipici che ci ha fatto sentire a casa.

Semplicità è la parola che ha caratterizzato le nostre mattinate. Bastava il suono della campana che risuonava in tutto il villaggio per radunare i ragazzi e dare inizio alle attività. Con poco, a livello materiale, i bambini riuscivano a regalarci una quantità infinita di sorrisi: bastavano dei bans o un semplice gioco per trasformare ogni momento in una festa.

Accoglienza è stata la costante che ci ha accompagnato lungo tutta la settimana. Nonostante le diversità culturali e religiose, le persone hanno mostrato sempre calore e generosità. Lo abbiamo sperimentato al villaggio di Sinkunia: appena arrivati, siamo stati travolti dai canti e dalla musica di una chitarra. Nella casa del capo villaggio ci hanno offerto la cola, radice che si morde e si condivide come segno di benvenuto. Poi, per ringraziarci, ci hanno preparato del riso da consumare tutti insieme dallo stesso piatto e, come gesto simbolico, ci hanno donato un capretto.

L’esperienza a Kabala, dopo la prima settimana a Makeni, è stata segnata da tre parole chiave: semplicità, accoglienza e condivisione.

Infine, la parola condivisione, che ha rappresentato il filo rosso dell’intera esperienza. Condivisione del tempo, nelle camminate, nelle partite di calcio o di pallavolo. Condivisione delle idee, nei dibattiti e nei confronti che ci hanno spinto a rivedere pregiudizi e prospettive, per conoscere meglio gli altri e anche noi stessi. E, infine, condivisione della fede, con il loro modo di pregare così dinamico e coinvolgente, capace di trasmettere la gioia dell’essere cristiano.

In poco più di una settimana, a Kabala ci siamo sentiti parte di una comunità viva e autentica, che ci ha lasciato un segno profondo e che porteremo sempre con noi.