di Asia Lanaro.
Appena atterrata in Guatemala non sapevo cosa aspettarmi. Quando per la prima volta ho messo piede nel centro mi pareva di essere in un’altra realtà, rispetto a quello che si vede nelle strade della nostra zona. I bimbi quando ci hanno visti per la prima volta si sono rivolti a noi con timidezza ma poco a poco hanno preso confidenza.
Infatti, il giorno seguente che siamo andati al centro ci sono corsi incontro abbracciandoci, felici di rivederci. Dietro ad ogni sorriso, però, c’era dietro una storia davvero particolare. La maggior parte di loro vive con delicate situazioni in casa, mentre alcuni di loro vivono senza genitori o sono figli di ragazze madri. Qui non c’è la cultura dell’educazione sessuale sia a scuola sia in casa quindi ragazze giovanissime iniziano a fare figli presto. Il che mi ha fatto molto riflettere su quanto possa essere poi difficile per loro mantenere questi figli perché vivono situazioni di povertà.
Mi è capitato spesso in questi giorni di incantarmi a guardarli mangiare o giocare, pensando a come vengono trattati a casa, a che cosa fanno o che pensieri hanno.
Mi ha colpito il fatto che alla mattina, prima di fare colazione, le maestre chiedano ad ognuno di loro per che cosa ringraziano Dio ogni giorno. Bimbi dai 2 ai 6 anni che iniziano a turno a dire che ringraziano Dio per il cibo, per la famiglia, per la scuola, per la chiesa mi ha onestamente emozionato. Una grande lezione di vita che mi porterò sempre nel cuore. A volte noi ci dimentichiamo di ringraziare Dio per quello che ci ha donato ma loro ogni mattina e ad ogni pasto ringraziano nostro Signore per quello che hanno. Qui ora mi sento al posto giusto, provo un immensa felicità poter conoscere e parlare con questi bambini e pensare che per un minuscolo pezzettino io ho fatto parte del loro percorso di vita.
Il giorno seguente dell’incontro con i bambini, la maestra Jeanette e una collaboratrice del centro, Evelyn, ci hanno accompagnato a visitare la Verbena, la zona dove abitiamo. Quell’uscita per me è stata molto di impatto e indimenticabile. La capitale del Guatemala dove viviamo noi è divisa in zone, la nostra zona è la 7. In questa zona c’è abbastanza povertà, difatti ci hanno portato a vedere le case costruite in lamiera. Sono state costruite per le persone che non riescono a permettersi case nelle zone più centrali a causa degli costi elevati.
Le persone all’interno delle case in lamiera vivono in situazioni poco igieniche e riescono a sopravvivere con quel poco che guadagnano al giorno. Genitori che fanno lavorare i loro figli fin da piccoli perché non si possono permettere di pagare una retta scolastica e anche per prendere qualche soldo in più per dare almeno un pasto al giorno a tutta la famiglia. Vicino a queste baracche c’è il “basurero” cioè un cumulo enorme di spazzura dove la maggior parte degli abitanti dell’area ci lavorano.
Onestamente mi è salita una certa paura sia per le persone che vivono lì che devono respirare l’odore della sporcizia e soprattutto i lavoratori che ogni giorno rischiano la loro vita lavorando lì.
Infatti, rischiano di prendere delle malattie che possono portarli fino alla morte. È una situazione così surreale per me. Ho sempre visto documentari che mostravano questo tipo di situazioni ma dal vivo è tutt’altra storia. Mi sono sentita ancora una volta privilegiata a vivere in un altro contesto in Italia e allo stesso tempo mi sono sentita così triste per la loro situazione.