Buone notizie 2023

Dalla sito AMNESTY INTERNATIONAL

Le migliori buone notizie sui diritti umani del 2023

 

Anche se i diritti umani sono gravemente compromessi in molti stati del mondo, attivisti e sostenitori di Amnesty International hanno dimostrato che il cambiamento è sempre possibile. Ecco una selezione delle migliori buone notizie sui diritti umani del 2023, scelte una per mese su un totale di oltre 280.

Gennaio
Libertà di stampa – Filippine

Il 18 gennaio la corte d’appello per i reati amministrativi ha assolto la giornalista Maria Ressa e la società Rappler, proprietaria dell’omonimo portale, dal reato di evasione fiscale. Un’ulteriore assoluzione, l’ultima relativa a pretestuose azioni giudiziarie mosse dal 2018 con intenti politici, arriverà il 12 settembre.

Febbraio
Pena di morte – Zambia

L’8 febbraio, dando seguito all’abolizione della pena capitale decisa sei settimane prima, il presidente Hakainde Hichilema ha chiuso i bracci della morte dello stato commutando in ergastolo le condanne di 11 donne e 379 uomini.

Marzo
Pena di morte – Giappone

Il 13 marzo l’Alta corte di Tokyo ha stabilito che Hakamada Iwao, nel braccio della morte per 45 anni, buona parte dei quali trascorsi in isolamento, ha diritto a un nuovo processo. La corte ha concluso che, quando nel 1968 venne condannato alla pena capitale, Hakamada venne privato del diritto a un processo equo.

Aprile
Giustizia internazionale – Kosovo

Il 3 aprile è iniziato, presso la Corte speciale per i crimini di guerra dell’Aja, il processo nei confronti dell’ex presidente Hashim Thaci e di altri tre ex comandanti dell’Esercito di liberazione del Kosovo, per crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante e subito dopo la guerra del Kosovo del 1998-1999.

Maggio
Diritti delle donne – Bahrein

Il 24 maggio il parlamento ha abolito l’articolo 353 del codice penale che esonerava dalla condanna gli stupratori che avessero sposato la loro vittima.

Giugno
Difensori dei diritti umani – Turchia

Il 6 giugno, sei anni dopo l’inizio di una persecuzione giudiziaria con fini politici, Taner Kılıç, İdil Eser, Özlem Dalkıran e Günal Kurşun – i primi due, rispettivamente, ex presidente ed ex direttrice di Amnesty International Turchia -, condannati in primo grado nel luglio 2020 per reati di terrorismo, sono stati assolti.

Luglio
Prigionieri di coscienza – Egitto

Il 19 luglio il presidente Abdelfattah al-Sisi ha graziato Patrick Zaki, che il giorno prima era stato condannato a tre anni di carcere per “diffusione di notizie false”, e l’avvocato per i diritti umani Mohamed al-Baker, in carcere dal 2019 e che alla fine del 2021 era stato condannato a quattro anni di carcere per lo stesso “reato”.

Agosto
Giustizia – Cile

Il 31 agosto sono state definitivamente confermate le condanne a 25 anni nei confronti di un generale dell’esercito in pensione e altri cinque ex militari per il sequestro e l’omicidio del cantante e poeta Victor Jara, assassinato il 16 settembre 1973, cinque giorni dopo il colpo di stato.

Settembre
Diritti delle donne – Messico

Il 6 settembre la Corte suprema federale ha stabilito che “il sistema legale che criminalizza l’aborto nel codice penale federale è incostituzionale in quanto viola il diritto delle persone a prendere decisioni autonome sulla gestazione”.

Ottobre
Diritti delle persone Lgbtqia+ – Mauritius

Il 4 ottobre la Corte suprema ha dichiarato incostituzionale l’articolo 250 del codice penale, risalente al 1898, che puniva le relazioni sessuali tra adulti dello stesso sesso con pene fino a cinque anni di carcere. Secondo i giudici, “la norma non riflette alcun valore nostrano ma è un lascito della storia coloniale britannica”.

Novembre
Armi – Nazioni Unite

Il 1° novembre la Prima commissione dell’Assemblea generale ha approvato con 164 voti a favore la risoluzione L56 presentata dall’Austria in favore di una normativa internazionale sui sistemi d’arma autonomi. La risoluzione era stata sollecitata dalla campagna “Stop Killer Robots”, di cui fa parte anche Amnesty International.

Dicembre
Discriminazione – Nepal

Il 5 dicembre un tribunale ha condannato 26 imputati, appartenenti a una casta dominante, per l’omicidio di sei giovani appartenenti alla casta oppressa dei dalit. I 26 imputati avevano aggredito un gruppo di dalit sostenendo che uno di loro aveva una relazione con una ragazza della casta dominante.

 

 

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