Daniele Mencarelli con Tutto chiede salvezza ha vinto il Premio Strega Giovani 2020. Si tratta di un romanzo con protagonista lo stesso autore, ventenne nel 1994. La sua penna ci consegna una storia potente, delicata, struggente, vitale, nella quale, più del giovane Daniele, è protagonista l’umanità nella sua componente più fragile, nascosta agli occhi della società, dietro le mura degli ospedali e le porte chiuse dei reparti psichiatrici e qui osservata con infinita tenerezza e grande rispetto. È uno spicchio di umanità, nel quale ben presto il confine netto tra sani e malati inizia a sfumare, perché ciascuno si rivela per quel che è, portatore di umanità, con la propria storia degna di rispetto.
Lo sguardo è elemento centrale e importante del romanzo. Si tratta di uno sguardo religioso, nel senso di percezione della creaturalità di fronte al mistero grande della vita: «Possibile che nessuno s’accorge che semo come ’na piuma? Basta ‘no sputo de vento pè portacce via». «Che cura può esiste per come è fatta la vita, voglio dì, è tutto senza senso, e se ti metti a parlá di senso ti guardano male, ma è sbagliato cercá un significato?».
Tutto chiede salvezza riesce a dare voce ai piccoli «letteralmente», per l’uso nei dialoghi del dialetto romano. La gente non parla l’italiano standardizzato della televisione, ma la lingua viva delle strade e dei piccoli paesi. Per questo il romanzo rappresenta una prova linguistica interessante. Trasfigurato in personaggio biblico, per la sua capacità di nutrire pietà per gli altri, per chiederne salvezza, Mencarelli termina così questo splendo romanzo: «Dall’alto, dalla punta estrema dell’universo, passando per il cranio, e giù, fino ai talloni, alla velocità della luce e oltre, attraverso ogni atomo di materia. Tutto mi chiede salvezza. /Per i vivi e i morti, salvezza. /Salvezza per Mario, Gianluca, Giorgio, Alessandro e Madonnina. /Per i pazzi, di tutti i tempi, ingoiati dai manicomi della storia». Consigliato per chi è innamorato dell’essere umano.
(a cura di Diego Mattei S.I.)
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