Dalla rivista Zur Debatte.
Johann Baptist Metz – teologo
“Spiritualità” è intanto divenuta una sorta di parola alla moda. Forse si può dire che nel nostro mondo occidentale essa avanza come espressione verbale di un nucleo non proprio trasparente di un sentimento tutto postmoderno inerente alla stessa vita. Per cui nel continuo utilizzo di tale parola, la spiritualità ha perduto i contorni precisi del suo concetto. Il modo di intendere la spiritualità oggi, non solo qui in casa nostra, ma anche, p. es., negli USA, si distanzia per più ragioni da ogni contesto religioso o vicino alla religione. E anche all’interno dei diversi mondi religiosi la “spiritualità” affiora sotto le più diverse connotazioni. Che cosa significa ancora e propriamente “la spiritualità cristiana” nelle tante spiritualità offerte e oggi in piena proliferazione?
Per il lessico del termine desidererei fare innanzi tutto una proposta. All’interno dei mondi religiosi si dovrebbe poter distinguere tra mistica e spiritualità religiosa, limitando l’uso del termine “mistica” alle religioni monoteiste, giacché nella loro spiritualità si tratta di una particolare forma di vicinanza religiosa a ciò che nelle religioni monoteiste viene chiamato “Dio”. Esiste un elevato pensiero di K. Rahner sul cristiano di domani: o sarà un mistico o non sarà.
La frase di Rahner che data 1966, viene accorciata in senso fallace. Più esattamente recita: «L’uomo credente [lett. fromm, devoto] di domani sarà un “mistico”, uno che ha fatto esperienza di qualcosa oppure non sarà». Qui ci sarebbe da imparare che questa mistica non è propriamente una situazione elitaria di singoli, spiritualmente preferiti ad altri, bensì una situazione, in una certo senso popolare: è per tutti i “devoti”. E ancora: si tratta di un’esperienza, perché si risani quello scisma sempre più ampio e diffuso tra storia di fede e storia di vita, tra confessione di fede ed esperienza vissuta, tra linguaggio di fede e linguaggio esperienziale e perché si soddisfi la fame di esperienza dei credenti. Una spiritualità così intesa non è certamente qui proposta allo scopo di scansare “devotamente” le domande critiche o di assorbire la delusione della mancate riforme, stemperando il più possibile la loro carica innovativa. Al contrario, con questa spiritualità ci si sforza, a fronte della situazione di crisi attuale, di orientarsi in maniera radicale. La mia proposta di orientamento per la spiritualità cristiana si rivolge al tema stesso di Dio: alla “mistica degli occhi aperti”, come mistica della giustizia di Dio.
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