¿Cuál es tu sueño? Questa la domanda che si ripete in testa in questi giorni dopo essere stati al centro etnoeducativo rural indígena Monato+ con il progetto di vita ‘navegando hacian el futuro’. Un progetto che vede interessati vari animatori, guidati da Suor Gladis che ha come obiettivo il coinvolgimento dei ragazzi di una scuola indígena per proiettarsi verso il futuro. La scuola si trova a Puerto Leguizamo, in Amazzonia del Sud, in una terra al confine. Siamo alla periferia, distante dai maggiori centri abitati, di fronte al Perù e all’Ecuador, e qua tanti bisogni primari non sono soddisfatti e le persone vivono difficoltà serie dovute alle conseguenze della guerra e al confronto tra gruppi che lottano contro il governo.
Una delle sfide più grandi in questo territorio é quella di farsi vicini agli ultimi partendo dai più piccoli, cercando di avvicinarsi all’identità indígena. Molte sono le attività che coinvolgono i giovani proposte dal Vicariato per aiutare i ragazzi a proiettare la loro vita e dare un senso ad essa, aprendosi ad orizzonti più grandi. In questo contesto anche noi abbiamo potuto partecipare ad un’attività che interrogava gli alunni della scuola rispetto al loro futuro e ai loro sogni. L’attività prevedeva che i ragazzi pensassero e parlassero dei loro sogni, delle loro aspettative verso il futuro e delle loro paure, con la consapevolezza che nella vita si possono incontrare diversi ostacoli. Indicativo il fatto che molti di quei ragazzi, alla domanda ‘¿Cuál es tu sueño?’, hanno scritto di voler entrare nell’esercito.
Una risposta così inevitabile e così forte, indicativa di un modo di vivere e pensare. Forse tale risposta nasconde qualcosa, una vita familiare complicata, in cui i bambini crescono in un’ambiente macchiato di suo. Un’infanzia passata troppo in fretta, alla ricerca di qualcosa di migliore. O forse nasconde il sogno di poter essere utili e poter cambiare il mondo?
Ecco allora per noi l’importanza di farsi piccoli, di farsi ultimi tra gli ultimi, di imparare ad ‘escuchar’ e ‘corazónar’ con loro, cercando di stare con loro e di trasmettere il vero senso della pace a partire dai più piccoli, mettendo il cuore in tutto quello che si fa . L’attività si è conclusa con la realizzazione di una barchetta di carta dove erano scritti i sogni dei bambini.
Mi piace pensare che questa barchetta possa trasportare i sogni di questi ragazzi verso orizzonti migliori, che possa salpare verso porti sicuri, che possa incontrare persone che li possano aiutare a dare un senso e un valore alle loro vite. E quindi, buona navigazione a tutti voi!
Caterina Bedin – Colombia
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