in “il Manifesto” del 31 maggio 2024 – di Alex Zanotelli
Il «Piano Mattei» non è altro che puro neocolonialismo in salsa meloniana. È singolare che la presidente del Consiglio utilizzi il nome di Enrico Mattei, partigiano, mentre lei non riesce neanche a definirsi antifascista. Non solo, ma Mattei ha avuto il coraggio di schierarsi dalla parte degli algerini che lottavano contro la Francia per l’indipendenza del loro paese.
Infatti, un serio Piano per l’Africa avrebbe dovuto portare il nome di un noto africano come Nelson Mandela o Stephen Biko, non di Mattei, poco conosciuto in Africa, Tant’è che i capi di Stato africani, venuti a Roma per il summit Italia-Africa dello scorso gennaio, alla spiegazione del piano hanno subito ribattuto che Mattei è un nome «coloniale».
I MEMBRI DEL GOVERNO italiano hanno ben poca sensibilità per l’Africa e per i popoli africani perché non si sono forse mai confrontati con i disastri causati dal colonialismo in Africa, ma in particolare dal colonialismo fascista, soprattutto in Libia ed Etiopia.
Secondo lo storico Angelo Del Boca le truppe fasciste in Libia hanno impiccato e fucilato almeno centomila libici e in Etiopia hanno usato il gas nervino sulle truppe sconfitte del Negus, compiendo orribili massacri. Nei suoi viaggi sia a Tripoli che ad Addis Abeba, la presidente del Consiglio italiana non ha mai chiesto perdono per questi crimini. Non solo, ma anche oggi tutte le ex-colonie italiane come Libia, Etiopia, Eritrea, Somalia sono dilaniate da spaventose guerre interne. È proprio a queste nazioni che il governo italiano dovrebbe dare una mano, far partire un piano serio di aiuto. Sarebbe questa la maniera migliore per riparare le malefatte del nostro colonialismo mai affrontato da nessun governo italiano né tantomeno dall’attuale, che non ammetterebbe mai i crimini dell’occupazione fascista in Africa.
L’interesse del governo italiano è quello di mettere le mani sui giacimenti di gas e di petrolio per la propria autonomia energetica, soprattutto per diventare l’hub europeo del gas. Per questo il piano dovrebbe correttamente chiamarsi il «Piano Meloni-Descalzi». Non solo, Meloni vuole con questo piano creare hotspot nei paesi nordafricani per bloccare l’arrivo dei migranti in Italia. È quanto hanno già fatto tristemente in questi anni sia il governo italiano sia la Ue, senza ottenere nulla, se non migliaia e migliaia di morti nel Mediterraneo.
Questa è la politica del Suprematismo bianco, così ben rappresentato nell’attuale governo italiano di ultradestra. Queste politiche sono già state percepite dai «popoli dell’Africa» come puro razzismo. Come può ora il governo Meloni presentarsi ai governi africani per salvare l’Africa?
E ANCORA PIÙ GRAVE è che i soldi per il piano vengano dal Fondo per il Clima e della Cooperazione internazionale che è ormai ridotto al lumicino (0,2%) del Pil. Si tratta di 4,2 miliardi tolti in 4 anni dal Fondo per il Clima e 2,5 miliardi dal Fondo Cooperazione. Il Piano Mattei si attiverà per i paesi africani che hanno petrolio e gas, mentre non sono neanche considerati i paesi del Sahel che soffrono fame e sete, come ha sottolineato Tonino Perna sul manifesto del 22 maggio scorso. Questo vuol dire che il «Piano Mattei» è roba da big business, mentre restano tagliati fuori le Ong e i tanti Comuni impegnati a sostenere gli sforzi delle comunità locali in Africa. Quand’è che i nostri governi la finiranno di sfruttare questo continente? Nel suo viaggio in Congo, Papa Francesco ha ammonito tutti con quel suo «Giù le mani dall’Africa!».
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