in “mondoemissione.it” del 25 novembre 2024 – Anna Pozzi
Grazie alla sua testimonianza, per la prima volta lo stupro è stato riconosciuto come crimine di guerra e atto di genocidio. Oggi la ruandese Godelieve Mukasarasi continua ad aiutare le donne che hanno subito violenza, ma anche i figli che sono nati da quegli abusi
La sua testimonianza fu fondamentale per far condannare uno dei responsabili del genocidio dei tutsi del Ruanda. Non solo, per la prima volta nella storia, lo stupro venne riconosciuto come reato di genocidio. Godelieve Mukasarasi, che a quell’orribile pagina della storia è sopravvissuta per miracolo, ha pagato caro il suo coraggio. Ma non si è mai arresa. Da trent’anni – da quando cioè nel 1994 oltre 800 mila persone sono stata barbaramente massacrate nel suo Paese – non ha mai smesso di battersi per la verità e la riconciliazione, ma anche per ritessere i tessuti così barbaramente lacerati della società ruandese. A cominciare dalle donne.
Secondo l’Onu, tra le 250 e le 500 mila vennero brutalmente violentate. Tra di loro anche la figlia di Godelieve. Mentre il marito e un’altra figlia di 12 anni vennero uccisi nel 1996, perché, come lei, avevano deciso di testimoniare di fronte al Tribunale penale internazionale per il Ruanda stabilito ad Arusha, in Tanzania. Nonostante quell’ennesimo lutto familiare e le minacce che lei stessa ha ricevuto, non si è tirata indietro. E, insieme ad altre quattro persone, ha testimoniato nel caso inaugurale contro il sindaco della sua cittadina, responsabile di aver redatto le liste delle persone da uccidere e di aver incitato a massacrare i tutsi e a violentare le donne. Il Tribunale ha condannato il sindaco all’ergastolo, ritenendolo colpevole di genocidio. Non solo. Per la prima volta i giudici hanno riconosciuto lo stupro e la violenza sessuale finalizzati a distruggere un particolare gruppo come atto di genocidio. La sentenza pronunciata nell’ottobre 1998 ha creato un precedente importante nel diritto internazionale.
«Ho sempre vissuto e operato in un contesto rurale e con pochi mezzi – racconta Godelieve, che nei giorni scorsi è stata ospite del Festival della pace di Brescia -, ma la mia testimonianza ha avuto un impatto molto importante non solo per il mio Paese, ma anche a livello mondiale sulla questione della violenza sessuale sulle donne. Ho aiutato a denunciare le ingiustizie, specialmente quelle commesse contro le donne, e a riconoscerne la dignità».
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