Italia-Africa, Ridolfi «promuove» il Piano Mattei

Italia-Africa, Ridolfi «promuove» il Piano Mattei: «È un buon inizio, ma per andare avanti servono anche le ong»

«Il Piano Mattei è un buon inizio, il seguito è tutto da scrivere e bisogna farlo su tre pilastri: investimenti, società civile, dialogo». Questo il giudizio sul summit Italia-Africa da parte di Roberto Ridolfi, già ambasciatore dell’Unione Europea in Uganda – tra le altre cose – e oggi presidente di Link 2007: network di coordinamento che attualmente raggruppa sedici tra le ong italiane più importanti, da Amref a Cesvi, da Intersos a Medici con l’Africa Cuamm.

 

«La buona notizia, dal mio punto di vista, è che tanto per cominciare un Piano Mattei c’è. E non era scontato. La seconda è che questo Piano e questo Summit hanno creato una aspettativa altissima, e non solo da parte dei Paesi africani: neppure questo era scontato, visti i precedenti. Dopodiché, certo: il Piano Mattei rappresenta una cornice ed è solo l’inizio, il contenuto è tutto da scrivere. E dovrà coinvolgere non solo la società civile , perché se vuoi fare qualcosa di giusto in Africa devi conoscerla e nessuno in Italia la conosce come i nostri 40mila cooperanti.

 

«Beh, una premessa la devo fare – dice – e consiste nel ricordare che la radice del Piano Mattei risale al 2017 ed è quella che avevo scritto io per l’Unione Europea, anche se ha un altro nome: quindi sono almeno un po’ parte in causa. Oggi una novità importante è che questa nasce come una operazione della Presidenza del Consiglio, non di un Ministero. Il che rappresenta di per sé un impegno forte. Detto questo è chiaro che, dal mio punto di vista, se vuoi coinvolgere i leader dei Paesi africani gli devi parlare per prima cosa di business, investimenti, posti di lavoro. Ed è con i posti di lavoro che si costruisce quello che papa Francesco ha chiamato con grande efficacia il “diritto di non migrare”. Poi si tratta di trasformare gli investimenti in azioni sul territorio. E su questo il coinvolgimento della società civile, ripeto, non è solo opportuno: è indispensabile, necessario». Esempi? «Basta dire che molti Governi locali si fidano più delle ong, in molti casi italiane, che non di interlocutori istituzionali. Anche solo tra gli aderenti a Link 2007 potrei citare Medici con l’Africa Cuamm, a cui l’Uganda ha affidato la gestione di due ospedali pubblici. Un terzo lo ha affidato a Fondazione Corti».

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