Sentirsi a casa

Wamba, Kenya – Il foto racconto del giorno è la a Remot, una piccola realtà nella parrocchia di Wamba ma che dista circa un’ora dal paese. Si tratta del luogo più intenso e suggestivo dal punto di vista culturale. Ci siamo trovati davanti ad una situazione completamente diversa da quella che avevamo conosciuto a Wamba: qui c’erano solamente una chiesa, una scuola un po’ fatiscente e attorno recinti con numerose manyatta all’interno. La maggior parte delle persone che abitano qui non parlano nessuna parola di inglese e pochi parlano lo Swahili, in quanto la lingua corrente è il Samburu. Per questo motivo per noi è stato difficile interfacciarci inizialmente con i bambini e con le persone che abbiamo incontrato; nonostante ciò con un po’ di musica e una partita di calcio ci siamo dimenticati dell’uso della parola e per comunicare abbiamo usato solamente il sorriso.

Per me e Diletta, inoltre, si è presentata un’opportunità unica, in quanto alcune donne di cultura Samburu all’ombra di un albero hanno iniziato a intonare alcuni canti e balli e ci hanno coinvolte animatamente facendoci indossare i loro tradizionali collari di perline; non so spiegare a parole le sensazioni che ho provato in quel momento.. è stato magnifico venire coinvolti così da persone che non mi conoscono, che hanno una vita così diversa dalla mia, che vedono una persona straniera a casa loro ma che nonostante ciò danno incondizionatamente il loro benvenuto.

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Successivamente una delle signore, la responsabile della parrocchia, ci ha invitato nella sua piccola casa, una manyatta costruita con fango legno e plastica, che tradizionalmente è situata dentro ad un recinto nel quale ci sono altre manyattas per gli altri membri della famiglia e per gli animali. Ci ha raccontato che dentro questa piccola capanna cucinano e dormono con altri famigliari e che giunta l’età “matura” dei giovani maschi della famiglia, dopo la circoncisione essi lasciano la casa della famiglia per vivere in una manyatta propria.

Rimane straordinario pensare quanto la concezione di “casa” cambi in qualsiasi posto tu vada e qualsiasi persona tu possa incontrare nella vita; la mia idea di casa prima di venire qui in Kenya era un’idea concreta di casa con delle figure precise all’interno e dei legami immancabili tra esse. Oggi forse qualcosa è cambiato: casa non è necessariamente solo dove c’è famiglia, amore, rispetto e condivisione, ma forse casa è anche dove si è se stessi, dove c’è la nostra identità culturale e dove si è liberi di manifestarla, casa è dove c’è accoglienza e desiderio di stare con il prossimo. Ecco io un po’ di casa l’ho trovata anche qui a Remot, dove hanno aperto a noi le porte delle loro case senza preoccuparsi molto di chi fossimo e da dove venissimo, solo per il piacere di vederci li con loro e condividere con noi tutto ciò che avevano.. pure un gallo!

Sofia Dalla Valle

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