Felicità disarmante

Wamba, Kenya

“Non siate giovani da divano ma giovani con le scarpe”,  diceva qualche tempo fa Papa Francesco, e qui a Wamba è da una settimana che sul divano, per fortuna, ci stiamo gran poco.

Le giornate non passano tanto all’insegna del “fare”, quanto piuttosto dello  “stare”, ed è una cosa che tutti dovremmo provare almeno una volta, perché è ciò che dà realmente senso e valore al nostro vivere.  Non stiamo costruendo case, riparando ospedali, sistemando strade o sconfiggendo la fame nel mondo: no, niente di tutto ciò.

Stiamo “semplicemente” passando un po’ del nostro tempo con alcuni bambini di Wamba, stiamo ballando, ridendo, giocando con loro, ma ci stiamo soprattutto alimentando reciprocamente di sguardi, sorrisi, abbracci. Ho usato appositamente il termine ‘semplicemente’ perché credo che in questa semplicità si racchiudano la felicità e anche l’autenticità con le quali queste persone vivono, e che ancora mi stupiscono ogni volta che ho la fortuna di coglierle.

Oggi, ad esempio, dopo il solito incontro mattutino, abbiamo organizzato (con l’aiuto di tante persone) un pranzo per tutti i bambini e il sorriso che avevano stampato in volto è stato il più bel regalo della giornata. Ad un certo punto uno di loro, Bramuel, si è avvicinato dicendomi: “Sono il ragazzo più fortunato del mondo, ho mangiato tantissimo e c’era pure la carne. Che Dio vi benedica!.

Episodi come questo, che qui succedono spesso, mi stanno insegnando una cosa: bisognerebbe re-imparare a stupirci davanti alle piccole e semplici cose di ogni giorno, che non dovrebbero essere mai date per scontate.
In questo i bambini sono i più grandi maestri.
Il pomeriggio poi, abbiamo fatto una lunga passeggiata verso il Lago Rudolph dove i ragazzi hanno anche fatto il bagno e noi abbiamo assistito a questo momento magico dall’alto di una grande roccia.

Abbiamo fatto un po’ di terapia della felicità vedendo i più piccoli tuffarsi, gioire, chiamarci in continuazione per assicurarsi che qualcuno li stesse semplicemente a guardare. Tornando a casa, ognuno di noi aveva qualche bambino che gli teneva la mano, qualcun altro che era letteralmente attaccato alle gambe come un koala, e altri ancora si assicuravano che non cadessimo tra una pietra e l’altra.

Non lo so, ma tutta la felicità che sto respirando in questi giorni è disarmante. Questi bambini, la loro voglia di vivere così come la gratuità che colgo nei loro gesti sono disarmanti.
E, pensandoci bene, tutto ciò si riconduce alle parole di un’amica conosciuta in un altro viaggio in Africa ormai qualche anno fa. Diceva a me e alla mia compagna di avventure: “Non abbiate la presunzione di venire qui e di cambiare le cose o la testa di queste persone perché non si può, e forse non sarebbe neanche giusto. Piuttosto, cercate di fare in modo che questa esperienza vi lasci qualcosa una volta che farete ritorno a casa. Lasciate che quello che fate qui cambi il vostro modo di vedere le cose, di approcciarvi alle persone, di ringraziare per i piccoli gesti e di stare uniti nelle difficoltà”. Ringrazio Wamba e tutte le persone di questo posto, perché mi stanno aiutando ad assaporare tutto questo.
Mimi nikonafuraha hapà!

Valentina Peruffo

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