Corno d’Africa, la trappola per un terzo dei profughi del mondo

in “Avvenire.it” del 7 luglio 2024 – di Paolo Lambruschi

Guerre e mutamenti climatici, il doppio killer ha provocato 40 milioni di profughi nel Corno d’Africa, in Kenya e in Sudan. Ovvero un terzo degli oltre 120 milioni di profughi globali in quello che secondo l’Unhc/Acnur e è il dodicesimo anno record consecutivo. E in questa fetta d’Africa oscurata, gli aiuti dei donatori internazionali sono insufficienti per affrontare una colossale emergenza alimentare che colpisce soprattutto donne e bambini.

Per accendere i riflettori sul dramma in corso e raccogliere fondi necessari a salvare milioni di vite, l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr/Acnur) in prima linea in Sudan e in Corno d’Africa, ha lanciato la campagna “Torniamo a sentire” con la quale chiede a tutti di donare per contribuire a garantire aiuti essenziali per la sopravvivenza, cibo, alloggi di emergenza, acqua potabile e cure mediche a milioni di rifugiati e sfollati.

 

Filippo Ungaro, portavoce Unhcr in Italia, quali sono i Paesi più colpiti da questa emergenza umanitaria?

L’Etiopia, che ospita una delle più grandi popolazioni di rifugiati e sfollati interni a livello globale, accoglie quasi un milione di rifugiatida Eritrea, Sudan, Somalia e Sud Sudan mentre si stima che siano circa 3,5 milioni gli sfollati a causa dei conflitti interni in Tigrai, in Amhara e in Oromia. Circa 20 milioni di persone sono colpite da insicurezza alimentare acuta, sta vivendo una delle più gravi crisi alimentari a causa dell’impatto della crisi climatica, delle sfide economiche e del conflitto interno. Ci sono state cinque stagioni consecutive di siccità seguite da inondazioni e, nonostante le apparenze, le cose sono conseguenti perché a causa della mancanza di pioggia il terreno si indurisce e non assorbe più ‘acqua. Questo fenomeno genera povertà e tensioni per l’accesso alle risorse e conflitti.

E in Somalia?

La situazione è ancor più complessa, caratterizzata da insicurezza e tensioni politiche oltre agli effetti devastanti dei mutamenti climatici. Oltre 6,5 milioni di persone si trovano in condizioni di grave insicurezza alimentare, fra di essi sono particolarmente colpiti i quasi 4 milioni di sfollati interni, in fuga da gruppi armati non statali responsabili di attacchi indiscriminati. Drammatica anche la situazione in Kenya, dove 5,4 milioni di persone affrontano alti livelli di insicurezza alimentare e sono presenti oltre 770 mila tra e rifugiati e richiedenti asilo, la maggior parte dei quali vive nei campi di Dadaab e Kakuma, aperto 31 anni fa.

La principale crisi umanitaria mondiale è in Sudan. Qual è lo scenario di guerra?

Dall’inizio del conflitto. il15 aprile del 2023, 9,2 milioni persone sono state costrette a fuggire. Migliaia di persone ogni giorno si riversano ai confini del Paese con il rischio di destabilizzazione della regione. La maggioranza dei Paesi limitrofi – Ciad, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan – ha tenuto le frontiere aperte per accoglierli, ma per poter continuare a farlo necessitano di maggiore sostegno. In Sudan oltre 20 milioni di persone, il 42% della popolazione, soffre di grave insicurezza alimentare. In Darfur le persone in fuga sono soprattutto donne e bambini e le mamme sono costrette perfino a scegliere a quale figlio dare da mangiare o ad accettare gravi forme di sfruttamento anche sessuale. Lontani dal cuore e dai nostri occhi. Perciò diciamo di tornare a sentire.

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