L’agenda missionaria di Francesco
A cura di Paolo Trianni
Tratto da SettimanaNEWS | 13 febbraio 2024
Il 24 novembre 2023 si sono celebrati i dieci anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Documento programmatico di Francesco che raccoglieva i lavori della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi avente come tema: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».
A distanza di un decennio è possibile tracciare un bilancio su questa esortazione che, considerando la sua rilevanza, avrebbe forse meritato maggiori commemorazioni, sebbene non siano mancati eventi che l’hanno ricordata, come quelli della diocesi di Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano; nella sala Quadrivium di Genova con Giuliano Zanchi, direttore della Rivista del Clero Italiano; e l’evento organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Eventi celebrativi che avevano tutti come obiettivo quello di riflettere sulla pregnanza che questo documento riveste nel pontificato di Francesco, e, più in generale, sui suoi effetti nella vita della Chiesa. L’impressione è che non tutti, nel mondo cattolico, abbiamo afferrato la portata finanche rivoluzionaria del messaggio contenuto nel testo, che ha riportato l’evangelizzazione al centro della Chiesa e ha rivoluzionato la stessa missiologia.
Un pontificato missionario
Evangelii gaudium ha da subito chiarito quale sia la natura di questo pontificato e quali siano le priorità nell’agenda di papa Francesco. Segnatamente, ha mostrato come la sua intenzione sia quella di operare una trasformazione missionaria della Chiesa che, inevitabilmente, modifica ed ha modificato la stessa missiologia.
In relazione a tali propositi, Francesco sarà indubbiamente ricordato come papa missionario e missiologo, anche per avere ridato attualità a un termine ormai in disuso. In particolare, ha interpretato in modo nuovo la missione e ha indicato le strategie per un’efficace evangelizzazione o ri-evangelizzazione. La teologia, nel suo complesso, non poteva non prendere atto delle indicazioni contenute in un testo così autorevole. Dopo di esso, persino quei teologi di area dogmatica che tendono a marginalizzare la pastorale e la missione, hanno preso atto che la teologia non può più prescindere dal farsi coinvolgere dalle dinamiche di una Chiesa “in uscita”.
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