«Con gentilezza» e «seminando fiducia» è possibile uscire «da questi tempi travagliati a causa della pandemia e di tutti gli altri drammi». Perché, ha detto ieri l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nella Basilica di Sant’Ambrogio nel tradizionale “Discorso alla città e alla diocesi” citando il poeta Franco Arminio, «abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’inno alla crescita ci vorrebbe l’inno all’attenzione». Attenzione, ha spiegato ancora il presule, «a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza» e appunto «alla gentilezza».
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