di Rebecca Tamiozzo.
Città del Guatemala (Guatemala).
Appena arrivati eravamo già operativi al “CECPO” centro educativo complementare padre Ottorino. Le persone che lavorano qui ci hanno accolto in modo molto caloroso in una realtà che (purtroppo) è straordinaria: pareti colorate, disegni, murales che quasi sembra di vivere in una favola, insieme ai suoi personaggi. Il CECPO invece è abitato da 23 bambini da 3 ai 6 anni che arrivano al centro alle sette e mezza della mattina ed escono alle tre del pomeriggio. L’incontro con i bambini è stato travolgente, bambini semplici, bellissimi, sorridenti, affettuosi, bambini che sono come tutti gli altri bambini, perché anche loro sorridono, giocano, imparano e vogliono bene.
In questi primi giorni abbiamo ritagliato del tempo per girare alla Verbena, il quartiere dove si trova il CECPO. Qui abbiamo trovato una realtà difficile, dura e poverissima. È un quartiere costruito sulle pendici di una vallata e più si scende e più le persone vivono nella miseria, nell’immondizia e nella sporcizia. Infatti, in una delle pareti della vallata c’è una discarica a cielo aperto dove le persone vanno a cercare qualsiasi cosa possa essere venduta. L’immagine della distesa di immondizia accanto alle case della gente è probabilmente una di quelle immagini che quando la si vede con i propri occhi, poi non la si scorda più.